Daniele Gaia - Réva
1. Qual è la percentuale di export
sul totale aziendale?
Réva è una realtà giovane, sul mercato dal 2016.
Oggi l’export vale il 65%, a fronte del 35% di
vendite interne. All’estero vendiamo in circa 15
Paesi, con Usa, Canada, Svizzera e Scandinavia a
fare da traino per le esportazioni.
2. Cosa è cambiato e come stanno
andando le esportazioni dopo i lockdown?
Non abbiamo avuto reali blocchi delle vendite.
Alcune realtà hanno ridotto i propri volumi
(parlo soprattutto di Usa e del Regno Unito), ma
abbiamo riscontrato un calo quasi nullo nelle
vendite di Barolo e Barolo Cru, mentre un po’ di
rallentamento si è visto sui vini da rotazione
che hanno certamente subìto in modo più deciso la chiusura delle attività ristorative.
3. Come pensate che il sistema vino
debba ripartire?
Quali devono essere
le strategie e che aspettative avete?
Io credo che la cosa più importante sia non farsi
prendere dalla paura di non vendere. Non sono
certo periodi rosei, ma errori strategici fatti
oggi potrebbero portare danni importanti al
brand negli anni futuri. Noi continuiamo a perseguire la strada della ricerca del vino migliore possibile, studiando soluzioni ad hoc con ogni singolo importatore per adattare la strategia alle reali esigenze di ogni Paese.
4. Come promuovete normalmente i vostri vini all'estero e come lo state facendo in questo
periodo di emergenza?
Siamo un gruppo giovane, composto da giovani (siamo tutti sotto i 35 anni!). Noi cerchiamo il contatto con il
cliente, per far vedere il nostro entusiasmo e spiegare il nostro modo di interpretare il vino. Pertanto, i viaggi per
noi sono importantissimi. In questo momento di “blocco” forzato, sfruttiamo le nuove tecnologie per parlare
con i clienti ed abbiamo implementato il nostro sito internet e le nostre pagine social, che seguiamo con particolare attenzione.
5. Ci racconti un aneddoto (positivo/negativo) legato alle sue esperienze all'estero
Ricordo quando, una sera, non conoscendo l’indirizzo di una degustazione ad Hong Kong, presi un taxi e chiesi all’autista di seguirne un altro su cui era salito un produttore che doveva andare nello stesso posto. Lui,
entrato pienamente nella parte di un noir poliziesco, si lanciò in un inseguimento “cinematografico” nel traffico intenso della città, non mancando di prendere qualche rischio. Adesso ci rido sopra, ma quella sera ero
terrorizzato!